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L’importanza di saper perdere

Fa bene al fisico, influisce positivamente sul carattere, aiuta a fare esperienze sociali: lo sport è un tassello fondamentale nel percorso di crescita dei bambini. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute è uno stato di benessere fisico, mentale e sociale: la pratica di una regolare attività fisica è necessaria per godere di una buona salute. Fin da piccoli. Ma, affinché lo spot sia veramente una palestra che prepara anche alla vita, è importante che gli allenatori sappiano svolgere nel migliore dei modi il loro ruolo. Ne abbiamo parlato con Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva. «Un buon allenatore deve avere una prospettiva educativa e intendere la sua squadra come un gruppo di ragazzi in formazione, non solo per lo sport, ma anche per la vita: deve allenarli all’autoregolazione. Lo sport è un allenamento alla vita: i ragazzi imparano a socializzare, a mettersi alla prova, a sentire la fatica e a rispettare le regole. L’allenatore fa sì che tutto questo possa accadere». Come si fa a riconoscere un buon mister?«I genitori devono valutare la sua capacità di svolgere una funzione educativa. A 12 o 13 anni, i ragazzi non disputano certamente la Champions League: dall’allenatore, devono imparare la passione per il gioco condiviso e non quella per la vittoria. Ci rendiamo conto della bravura del mister in base a come gestisce la squadra nella sconfitta, non nella vittoria. E anche in base a come sa educare i genitori». Vale a dire?«Un bravo allenatore sa anche tenere i genitori al loro posto: è autorevole e chiede alle mamme e ai papà di lasciargli fare il proprio ruolo. Spesso, invece, vogliamo essere genitori di figli perfetti, e non tolleriamo che nostro figlio soffra per un fallimento sportivo: vorremmo avere la certezza che il nostro bambino non viva mai alcuna frustrazione. I litigi con allenatori spesso nascono proprio dall’apprensione del genitore che vede il figlio in panchina. In realtà, siamo tutti destinati a passare la maggior parte della nostra vita da adulti in panchina, e non al centro del campo: lo sport è educativo anche per questo, perché insegna a tollerare la delusione. Il bravo allenatore insegna a saper perdere, non a saper vincere. E tutti noi genitori dovremmo avere chiaro che al 99,9% nostro figlio non diventerà uno sportivo di professione: fare sport è uno spazio di crescita e non di performance Quando, invece, un mister non è un buon allenatore?«Ci dovrebbe preoccupare un allenatore molto giudicante, competitivo, che diventa offensivo e usa parole non appropriate, punta il dito contro i ragazzi senza far emergere le potenzialità della squadra e del gruppo. Invece un buon mister deve restituire ai suoi bambini il desiderio di essere guidati in un’esperienza che servirà loro per la vita. Deve accogliere le turbolenze con la modalità autorevole e tranquilla di chi ha in mano il polso della situazione». Da quale età si può diventare un buon mister?«Dai 20 anni: un giovane adulto può avere il vantaggio di essere più vicino ai nostri figli, e quindi più stimolante. Se poi, a sua volta, ha fatto tanta attività sportiva, ne ha anche interiorizzato l’etica». Che tipo di immagine deve avere?«Deve essere un adulto e apparire come tale. Deve essere testimone in prima persona di tutto quello che si aspetta dai suoi ragazzi: ad esempio, non fumare, non bere, non bestemmiare, rispettare le regole». Quale è il livello di competitività sano a cui i ragazzi devono aspirare?«Devono dare il meglio di sé per cercare di arrivare al risultato, ma sempre in modo sportivo, e sapendo perdere: dopo la partita, si va a mangiare una pizza tutti insieme, lasciandosi alle spalle l’incontro». E il genitore, come deve parlare del mister al proprio figlio?«Di fronte alle figure educative, i figli devono sentire che gli adulti sono alleati. Il genitore deve attribuire la massima importanza a quello che dice il mister, proprio come a quello che dice l’insegnante a scuola». Se un genitore si rende conto che il figlio è vittima di una palese ingiustizia da parte del mister?«In quel caso, anche altri genitori si saranno accorti che qualcosa non funziona. Bisogna parlare all’allenatore, e pregarlo di aiutarci a capire meglio. Se risponde che è lui a comandare e decidere, probabilmente non è il mister di cui abbiamo parlato finora. Se invece ci spiega che nostro figlio sta ancora crescendo e che ha un progetto ben determinato, allora è il caso di fidarci di lui». Fonte https://www.vanityfair.it/lifestyle/bambini/2020/02/23/sport-bambini-adolescenti-mister-allenatore-insegna-perdere